Visions of Venice
Fotografie di Roberto Polillo
Con testi di Alessandro Luigi Perna e Denis Curti
Edizione bilingue italiano – inglese
Edizioni Skira, 2016, pagg.240, Euro 39
Sommario
- Polillo’s Venice: a Phantasmagorical City with Many Souls / La Venezia di Polillo, una città fantasmagorica dalle molte anime, di Alessandro Luigi Perna
- The Echo of History and Art in Venice / L’eco della storia e dell’arte a Venezia, di Denis Curti
- The “Vision of Venice” Project / Il progetto Vision of Venice, di Roberto Polillo
- Landing / Approdo
- Water / Acqua
- Labyrinths / Labirinti
- Summer / Estate
- Winter / Inverno
- Color / Colore
- Notte / Night
- Visions of Venice
- Roberto Polillo
- Solo Exhibitions / Mostre personali
- Alessandro Luigi Perna
- Denis Curti
- Source of quotations / Fonti delle citazioni
La Venezia di Polillo, una città fantasmagorica dalle molte anime
Dalla presentazione del curatore Alessandro Luigi Perna
Dieci anni fa Roberto Polillo torna a imbracciare una macchina fotografica, dopo un silenzio espressivo durato tre decenni. […] La voglia di riprendere in mano lo strumento gliela dà una suggestione artistica tutta nuova, resa possibile dalla tecnologia digitale applicata alla fotografia. A rapirlo letteralmente, anche se non smette mai di dedicarsi alla fotografia in forma classica, è il movimento artistico che si sviluppa intorno alla tecnica di ripresa ICM – Intentional Camera Movement. Una forma espressiva ancora poco conosciuta ma di grandi potenzialità che impone di realizzare le immagini tenendo tempi di ripresa lunghi e muovendo la macchina fotografica durante lo scatto. Il perfezionamento delle foto avviene poi con la lavorazione in postproduzione, fase di elaborazione artistica fondamentale quanto le riprese perché permette di declinare le immagini secondo la cifra stilistica di ciascun autore.
A ispirare Roberto Polillo è la tradizione pittorica delle opere orientaliste, gli acquarelli di Turner, i quadri di Van Gogh, l’arte metafisica di De Chirico, la pittura moderna in generale. […] Indaga perciò senza limite tutte le possibilità che gli offre il mezzo per riprodurre la realtà come lui la percepisce. La sua interpretazione della tecnica ICM diventa di conseguenza, ben presto, estremamente pittorica, tanto che è difficile non considerare la fotografia di Polillo come una forma di pittura realizzata con altri mezzi. […] A seconda del soggetto che ha davanti, di quello che gli evoca, della suggestione che gli provoca, Polillo muove la macchina fotografica in una maniera differente. A volte il movimento è dall’alto verso il basso o viceversa, altre volte è diagonale, altre ancora è circolare. In alcune occasioni il suo è un gesto rapido e brutale. In altre è invece lento e morbido. Il risultato sono immagini che ci proiettano in continuazione in differenti universi artistici: dalla pittura realista a quella romantica, da quella barocca a quella metafisica, dall’impressionismo all’astrattismo. […]
Alla sua arte Polillo impone un obiettivo: cercare e rappresentare il genius loci delle città e dei luoghi. Così come facevano i pittori viaggiatori dell’Ottocento – che si portavano dietro carta, pennelli e colori –, armato della sua macchina fotografica va alla ricerca delle anime del mondo. Affascinato dalla cultura orientalista, il suo è prima di tutto un viaggio spirituale e fisico verso est che ha come prima tappa Venezia, la città più orientale d’Europa, il luogo in cui la cultura occidentale e quella orientale per secoli si sono incontrate e mischiate. […]
La Venezia di Polillo, esplorata in differenti momenti della giornata e nelle diverse stagioni dell’anno, di notte come durante il giorno, d’estate come d’inverno, sotto un cielo blu e giallo sfavillante o grigio e denso, è carica di colori e umori mutevoli, come fosse in grado di esprimere tutto l’arco dei sentimenti umani attraverso le sue luci, le sue ombre, i suoi riflessi, le sue sfumature cromatiche. A volte è una città luminosa, quasi abbagliante, solare, ottimista. Le facciate delle case sembrano guardare al futuro con inaspettata fiducia, pronte ad accogliere i venti che ne accarezzeranno le superfici e ne cambieranno il destino. Altre volte è invece cupa, potentemente gotica, affascinante, sorprendente, avventurosa, come se ogni angolo della città, ogni piccolo canale, ogni porta o cortile, custodissero un segreto inimmaginabile. Altre ancora è intimista, malinconica, triste, desolata, quasi disperata, impregnata di un’atmosfera di solitario abbandono, di infelicità tetra e senza speranza, e i suoi palazzi sembrano costruiti apposta per presidiare una gloria che non c’è più, come fossero elementi architettonici di un enorme e glorioso mausoleo costruito solo per ricordare coloro che l’hanno edificata. Roberto Polillo, senza mai accontentarsi, con il suo sguardo profondo, acuto, intenso, complesso, va a caccia delle infinite e molteplici anime di Venezia e ce le mostra in forma di potenti suggestioni pittoriche che mettono a nudo una città che sembra perduta, anzi sospesa, in eterno, nel tempo.